Tutti uguali davanti alla Rete?

È un nodo, molto probabilmente, inestricabile.

Forse, nel futuro prossimo, faremo a meno di certi valori, di certe prerogative che consideriamo parti essenziali per la nostra realizzazione individuale e sociale.

Temi come la privacy, la libertà, la facoltà di scegliere saranno messi fortemente in discussione. Già oggi acconsentiamo a cedere pezzi di autonomia a favore di servizi e prestazioni che riteniamo più essenziali. Ad esempio, parlando di sicurezza, i sondaggi dimostrano che una grande fetta degli intervistati non ha nessun problema a “barattare” libertà e privacy in cambio di una maggiore sorveglianza.

Più probabile che noi, ultimi “analogici” ancora in circolazione, saremo anche gli ultimi a riflettere su questi passaggi, e chi verrà dopo di noi si troverà già in un mondo dove parole come “libertà” potrebbero non avere più il senso attuale, se non addirittura averne nessuno. Ma ciò, a mio avviso, non vorrà dire un ritorno a regimi dittatoriali. Tutt’altro. 

Potrebbe essere che la condizione di “cittadini liberi” si radichi così in profondità nella cultura e nel tessuto sociale, da diventarne un aspetto imprescindibile ma non più ostentabile, un qualcosa che non ci sarà più bisogno né di rivendicare né di celebrare.

La vicinanza tra democrazia, libertà e nuove tecnologie è evidente laddove i regimi totalitari nel mondo di oggi si affannano a oscurare o a mettere un freno all’utilizzo dei social network, dei blog, della rete in generale.

Il web è uno degli incubi peggiori per coloro che puntano a un potere assoluto, sia perché crea cultura critica (e anche le teorie del complotto, in una certa misura, contengono un qualche forma di atteggiamento critico, in quanto minano alle base le certezze e contribuiscono, a loro modo, a creare una mentalità orientata verso la trasparenza e la verifica delle informazioni), sia perché sfugge ai controlli della propaganda. Un sistema di educazione delle masse come quello operato dai regimi totalitari novecenteschi, nazista, fascista, comunista, sarebbe oggi alquanto improbabile.

Esiste, senza dubbio, una forma di controllo dell’opinione pubblica che, forse, per certi versi, è molto più subdola, con la quale, però, a differenza del passato, l’utente non s’identifica come poteva magari identificarsi un giovane tedesco in un manifesto della Gioventù Hitleriana. Chi naviga in rete ha per lo meno la sensazione di essere libero e non si pone il problema di chi è che costruisce per lui questo tipo di libertà.

Luca Tomassini 18 febbraio 2023
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