Quando il futuro si disegnava a tinte più nitide

La "bassa risoluzione"

In un'epoca di accelerazione tecnologica e di frontiere digitali in continua espansione, una generazione si trova a navigare in acque inesplorate, oscillando tra l'entusiasmo per il nuovo e la nostalgia per una semplicità perduta. Questi pionieri dell'era digitale, non ancorati a specifiche coordinate anagrafiche, hanno testimoniato una svolta storica: il passaggio dall'ultimo decennio del ventesimo secolo al primo quarto del ventunesimo. Gli strumenti digitali personali hanno rivoluzionato il nostro rapporto con la profondità del pensiero, l'accesso alle informazioni, le relazioni sociali, la dinamica dei mercati e la cultura in senso lato.

La trasformazione è stata improvvisa e perentoria, esaltata in alcuni paesi, respinta in altri, dipingendo un mosaico di reazioni globali. Un paradosso si è manifestato in modo uniforme: l'abbondanza di opportunità offerte dalla tecnologia non ha generato una corsa all'adozione completa di queste, bensì una pausa riflessiva, una riduzione delle aspettative, un approccio cauto che ha scelto di abbracciare solo una frazione delle infinite possibilità. Questo atteggiamento selettivo è riflesso di dinamiche storiche note: la novità spaventa quanto affascina, disturba quanto promette. Inoltre, le ideologie di una società aperta e di relativismo culturale, che hanno alimentato lo spirito di Internet, oggi si trovano a fronteggiare un clima di crescente apprensione, mentre le società occidentali sono impegnate a gestire migrazioni e minacce di terrorismo.

Da questo scenario emerge la cosiddetta "bassa risoluzione" come fenomeno trasversale, che si fonde e si confronta con le onde di cambiamento che caratterizzavano già l'epoca pre-digitale. Questa dinamica di bassa risoluzione non è solo una reazione alla sovrabbondanza di scelte, ma può rappresentare una risposta creativa a un mondo in cui l'iperstimolazione tecnologica è la norma. La tecnologia, in questo contesto, non è più solo un mero strumento di progresso, ma diventa un “influencer” di scelte culturali e sociali. Il mercato, plasmato dalle decisioni collettive, potrebbe dover rivedere le proprie strategie se il desiderio di semplicità superasse la sete di innovazione.

Nell'era del "cliente non sa cosa vuole fino a che non lo vede", ora assistiamo a una scelta consapevole di ciò che il cliente desidera realmente adottare, spesso in modi inaspettati e originari.

La bassa risoluzione, quindi, non è soltanto sintomo di una regressione, ma può essere vista come una forma di evoluzione culturale alternativa, che sfugge alla trappola di giudizi morali prestabiliti. Le immagini sfocate dei nostri smartphone non rappresentano una perdita di contenuto rispetto al passato, ma spesso una riscoperta, un nuovo modo di narrare la realtà. Di fronte al timore che la tecnologia possa erodere le nostre capacità cognitive, è utile ricordare come ogni epoca di transizione tecnologica sia stata accompagnata da simili preoccupazioni, la maggior parte delle quali si sono rivelate infondate. "Internet ci rende stupidi" potrebbe trasformarsi in "Internet ci rende differenti", invitando a una riflessione più aperta e meno condizionata da pregiudizi generazionali.

La bassa risoluzione, dunque, si configura come un cambio di prospettiva mediato dalla tecnologia, un dialogo tra innovazione e tradizione, tra nuove forme di rappresentazione e i tratti immutati della società. Che sia una scelta conservatrice o un passo verso un nuovo mondo, la bassa risoluzione rimarrà un punto cardine nelle nostre scelte sociali e culturali, una modalità attraverso cui l'umano cerca di riconciliare il proprio passato con un presente tecnologicamente saturo e un futuro ancora da disegnare.


Luca Tomassini 21 dicembre 2023
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