La rivoluzione intelligente

Innovazione o rischio?

Quella dell’intelligenza è una rivoluzione già in atto, che parte dalla caratteristica distintiva, più preziosa dell’essere umano, e la estende all’utilizzo degli strumenti da questa stessa creati, all’organizzazione degli spazi di attività, alle relazioni che determinano questi spazi, e alle capacità d’interazione dei dispositivi che li strutturano. Intelligenti sono e saranno le catene di produzione, i sistemi operativi, gli ambienti di lavoro, le aree urbane, le piattaforme di trasmissione e comunicazione.

Intelligenti, ovvero in grado di apprendere e di modificare il proprio comportamento in base a un obiettivo che si deduce dall’analisi della realtà presente, o dei dati raccolti. Nello spostare l’accento sull’intelligenza dei processi, allora, attraverso il dispiegamento di un sistema digitale-tecnologico estremamente pervasivo, si sposta l’accento sull’individuo stesso, sull’essere umano.

Prendiamo ad esempio la famosissima Chat GPT, un modello di linguaggio sviluppato da una rete neurale artificiale e chiediamoci il perché questo strumento è così impressionanti per noi.  

Nella prima sua versione già impiegato da Google Translator (2017), il sistema è oggi in grado di utilizzare fino a 175 miliardi di parametri d’apprendimento. Basta inserire un determinato input e si ha una generazione di codici o testi. Si può scrivere correttamente di qualsiasi argomento, imitando lo stile di qualsiasi autore. Per ora l’algoritmo non è in grado di generare un senso “imprevisto”, ma solo di disporre le parole secondo frasi di senso compiute, coerenti all’interno dell’argomento.

Eppure, se si dà un’occhiata agli esperimenti fatti da alcuni utenti con tale tecnologia, a volte non si ha l’impressione che a parlare sia un’intelligenza aliena, perché certi scambi di battute, o discorsi, non si allontanano molto da quelli – forse i più banali? – che facciamo noi ogni giorno parlando del più e del meno.

Se Chat GPT è in grado di descrivere l’aspetto di una giraffa senza averla mai vista, o dire perché il cane è l’animale da compagnia preferito dall’uomo senza sapere che cosa sia né un cane né un uomo, è perché dispone della coscienza e del sapere dell’umanità che lo ha creato. E se, muovendosi attraverso la traduzione in dati di questo bagaglio di conoscenze, riesce a riprodurre correttamente le risposte che anche un essere umano in carne ed ossa darebbe, ciò non deve sorprendere, perché – in quanto prodotto tecnologico – è una costola nostra, della nostra stessa intelligenza, appunto.

Di fatto la sensazione è quella di comunicare con una forma di intelligenza, sebbene non vi sia una reale comprensione da parte della macchina. Dietro a questi sistemi c’è solo statistica e capacità elaborativa. Vogliamo chiamarla intelligenza artificiale? Se vi fa piacere va bene, ma vi invito a fare qualche riflessione.

Chat GPT può elaborare testi complessi basandosi solo sulla sintassi e non sulla semantica, dimostrando che è possibile ottenere risultati impressionanti anche senza una reale intelligenza. In pratica, la vera rivoluzione sta nell'aver separato la capacità di agire con successo dall'essere intelligenti, un concetto inedito nella storia umana.

Chat GPT ha delle debolezze. Può commettere errori in operazioni matematiche semplici o in aree semantiche per le quali non è stato adeguatamente addestrato. L'uso di Chat GPT nelle scuole e negli ambienti accademici ha suscitato dibattiti. In ambito artistico, molti temono che queste macchine possano minacciare la creatività umana. La creatività non è solo una questione di tecnica, ma anche di processo e contesto. Gli output generati da qualsiasi piattaforma di intelligenza artificiale non possono e non potranno mai replicare il significato e il contesto culturale dietro opere come la primavera del Botticielli.

E allora tento di rispondere alla domanda del titolo: innovazione o rischio?

A mio modo di vedere la tecnologia in sé non dovrebbe essere vista come una minaccia. Dobbiamo imparare a adattarci e sfruttare al meglio questi nuovi strumenti. Si pone la questione se siamo pronti per un cambiamento così radicale.

L'umanità ha bisogno di tempo per adattarsi ai rapidi progressi tecnologici che stiamo sperimentando.


Luca Tomassini 10 agosto 2023
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